di Matteo Domenichini
Quando si parla dei villeggianti di Cortogno non si può non parlare della famiglia Giudici del Mulino, presenza costante e fondamentale della vita del nostro paese. Il patriarca era Giudici Doroteo, Durin (1887-1966), e la moglie Domenichini Primina (1895-1935), originaria del Braglio. Durin, figlio di Riziero, svolgeva da sempre attività di muratore.
Fu infatti uno dei fondatori della Cooperativa Muratori e braccianti di Casina. Dalla loro unione nacquero sei figli, Floro, Ottavio, Settimo, Decimo, Maura e Maria. La moglie Primina morì di parto prematuramente e la figlia Maria, di appena 17 anni, dovette farsi carico di accudire e crescere i fratelli. Settimo, Carabiniere a Genova, passò nei partigiani e venne ucciso ad appena 20 anni dai tedeschi nel famoso eccidio della Benedicta sui monti antistanti il capoluogo ligure il 7 aprile 1944. Il Dopoguerra fu, come per tanti paesani, molto difficile e la necessità di lavoro portò i Giudici a trasferirsi a Milano. Il primo fu Decimo che nel 1954 partì dal Mulino a piedi fido a Casina. Poi la Corriera lo portò fino a Reggio dove lo aspettava il treno per Milano. Prima di prendere il treno, però, Decimo fece sosta in via Farini dove acquistò il suo primo vestito.
Grazie all’aiuto di alcuni amici già trapiantati da anni nel capoluogo lombardo cominciò l’attività di apprendista benzinaio. Questo fu il primo di tanti mestieri svolti da Decimo prima di diventare un affermato imprenditore. La Pro Loco deve a lui tante coppe e medaglie utilizzate come premiazioni nelle varie edizioni della Marcia della Val Tassobbio. Anche il fratello Ottavio decise di partire dal Mulino con la moglie Graziella, oggi impegnata nel volontariato della Croce Rossa e nell’organizzazione di gite e soggiorni per anziani, alla volta di Milano in cerca di lavoro. Ottavio si diede da fare subito come muratore poi, dopo aver conseguito il diploma di geometra, svolge con successo per tanti anni l’attività di amministratore immobiliare. Ottavio nella sua vita professionale riuscì ad aiutare tanti paesani emigranti a Milano, fra cui anche la sorella Maria che, rimasta vedova nel 1960 del marito Ido Ferri, decise di partire dal Braglio, accompagnata da Daniela e Giuseppe, alla volta della città per ricongiungersi con gli altri figli Prima e Alleano.
Nel 1960 anche la Silvana, figlia di Floro, partì per Milano e cominciò da subito a lavorare come dipendente della Transistor per poi passare nel 1963 alla Standa dove rimase fino alla meritata pensione. Nel 1963 anche Floro con la moglie Marta Costoli e gli altri figli Giorgio, Tiziana e Carla si trasferirono a Milano. La storia narra che Floro fece un vero e proprio “S.Martin” perché caricò su un camion tutta la famiglia, mobili e vestiti compresi. Il muratore Floro si dovette adattare in città a svolgere l’attività di operaio presso la ditta Geloso (televisori). Dal 1963 e per tutti gli anni a venire Floro e la Marta non sono mai mancati a nessuna estate Cortognese. Il mio ricordo di bambino è nel vedere Floro salire dal Mulino con il suo Garelli per venire a scambiare qualche chiacchiera sotto i pini davanti al Bar con mio nonno Aldo, Arnaldo Domenichini e Rino Teggi. L’amore di Floro e Marta per Cortogno non è mai tramontato. Anzi è stato trasmesso con la stessa intensità e la stessa emozione ai figli, ai nipoti e ai generi, lombardi di nascita ma cortognesi di adozione. A scanso di equivoci Silvana e il marito Enzo Ferrari decisero nel 1977 di costruire una bella e accogliente casa nella costa antistante Campiano. La Marta e gli altri figli e nipoti, invece, oggi soggiornano nella casa che era di Durin e della Primina. Assidui frequentatori di Cortogno sono ancora oggi Decimo e la moglie Albertina, componente del nucleo storico delle nostre massaie che ci permettono di organizzare ogni anno le tortellate. Il figlio Mauro, invece, per impegni lavorativi, è costretto ad emigrare solo in agosto. Decimo, durante i vari soggiorni cortognesi, abita in quella che era la stalla di Durin, ristrutturata anni or sono dai maestri muratori della zona, Arturo e Nunzio, che tribolarono non poco a riuscire ad installare il riscaldamento, che nella zona era un lusso ancora per pochi.
La nostra comunità ricorda con immutato affetto anche la Maura Giudici e il mitico marito Bini Remo, il “pramsan”. Maura e Remo erano così legati alla nostra Pro Loco che Maura ha continuato a pagare la tessera associativa del marito negli anni successivi alla sua scomparsa. La storia della grande famiglia Giudici è la storia di tante famiglie di Cortogno che hanno affrontato con umiltà e spirito di sacrificio le difficoltà e la miseria del dopoguerra. Accomunate tutte da un profondo legame e amore per la terra di origine, che sono riuscite a trasmettere in maniera incondizionata alle nuove generazioni. Questo è un vanto per la nostra comunità e, soprattutto, per la nostra Pro Loco, che su questi valori affonda le sue radici.
dal Giornalino 2011